Saggio Mediterranea

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“Voglio una casa, la voglio bella, piena di luce come una stella” canta la splendida Lucilla Galeazzi con l’ensemble di Christina Pluhar. Con questa musica terminavo il primo saggio di Zona Ovest Danza “Per non perdere la tenerezza” il 28 giugno 2014 presso il Teatro Europa, con un caldo ai limiti del sopportabile, gli ottavi di finale dei mondiali, il tutto esaurito, un prezioso piccolo gruppo di allievi, ed io esausta ma felice e soddisfatta del mio lavoro.

“…piena di sole e di fortuna e sopra il tetto spunti la luna, piena di riso piena di pianto, casa ti sogno, ti sogno tanto”.

“Voglio una casa per tanta gente, la voglio solida ed accogliente, robusta e calda semplice e vera per farci musica mattina e sera e la poesia abbia il suo letto voglio brindare sotto a quel tetto”.

Non ho mai saputo bene a cosa andassi incontro, ho costruito il mio lavoro poco a poco, schiarendomi le idee man mano e sto ancora cercando di imparare dagli errori commessi. Se scrivessi che avevo già la visione di quel che sarebbe accaduto, ecco non sarei sincera, se non confessassi le innumerevoli notti insonni ed il fiume di parole con le quali ho letteralmente tormentato il mio compagno e i miei amici, non sarei io, ma un’altra persona, una di quelle metodiche, posate che ragionano a mente fredda. Ma avevo, ho tutt’ora, un desiderio che continuo a seguire, che mi tiene attiva e che non mi fa smettere mai di cercare.

“Voglio una casa per i ragazzi che non sanno mai dove incontrarsi e per i vecchi case capienti che possano vivere con i parenti, case non care per le famiglie e che ci nascano e figli e figlie”

Volevo un posto mio per insegnare danza, per potere trasmettere il lavoro di una vita, la passione per la musica e per il movimento a piccoli, giovani, grandi allievi. Senza avere la pretesa di essere un’accademia o di trasformare tutti in ballerini provetti, ma con la voglia forte di tenere grandi e piccini legati dalle stesse emozioni, avvicinarli tramite queste emozioni all’arte della danza, creare un legame tramite essa.

Ieri alla fine di un saggio che mi è costato un po’ più fatica del solito mi sono ritrovata a scrivere due parole all’ultimo momento, come di consueto, tra un pezzo e l’altro ed ho brevemente riflettuto sul fatto che non c’è niente di più popolare, unificante e che renda tutti ugali e liberi come la musica e la danza assieme. Vedere gli allievi contenti di danzare e partecipi al progetto di un saggio vissuto come una festa e non come un esame mi gratifica sempre tanto, mi fa andare oltre la fatica provata, le chiacchiere e i commenti inutili e mi fa già pensare al tema per il prossimo anno.

Continuo a lasciare i miei allievi liberi di scegliermi di anno in anno, perché quel che ci lega va ben oltre promesse, complimenti e pubblicità, e credo che riconoscendo questo  sia ancora possibile riconoscere la danza come un’arte e darle il giusto valore.

Rosita

 

Saggio definitiva 2017

 

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